In Sicilia il “benessere” non si respira. E non si vede

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di Carlo Barbagallo

Lo scorso anno l’Italia ha avuto una “boccata d’ossigeno”, segno positivo per una timida ripresa dopo il periodo di crisi: è quanto sostiene l’Istat nel suo rapporto “Benessere Equo e Sostenibile”. Linda Laura Sabbadini, direttore dipartimento per le statistiche sociali e ambientali dell’Istat, ha affermato nel corso della presentazione del rapporto: “Il 2014 è un anno di transizione importante: nessuna delle dimensioni del benessere è peggiorata, tranne un po’ quella economica, Si ferma la caduta e ci sono addirittura segnali di miglioramento. Le reti sociali, che hanno rappresentato un importante riferimento nella crisi, migliorano. Però tra Nord e Sud c’è una situazione speculare, in particolare rispetto a lavoro e sicurezza: il Sud si colloca ai livelli più bassi e con una dinamica peggiore per il lavoro, e la forbice è aumentata in questi anni, sia per la qualità che per la quantità del lavoro. E poi si accentua anche il problema della sicurezza, in questo caso soprattutto per il Nord. Sebbene il Paese non si sia ancora affrancato dalla crisi, nel 2014 cresce l’ottimismo verso il futuro, soprattutto da parte dei giovani, nonostante siano il segmento più colpito dalla recessione”.

sicPiù che i numeri, parla chiaramente la situazione che vive la Sicilia, e che sia l’Istat a confermare lo stato di grande disagio che oscura le prospettive del sud del Paese non conforta. Un disagio che brucia sulla pelle dei giovani ai quali manca una prospettiva, con la sola certezza di una disoccupazione che domina incontrastata. Non c’è lavoro, per i giovani: quando trovano una occupazione è sottopagata e in nero. Ma questo le fredde statistiche non lo dicono, anche se registrano che “aumenta il reddito, ma non per tutti” che. “la povertà non si riduce” e che “per i più poveri non ci sono miglioramenti” e il disagio delle persone con gravi difficoltà economiche non si attenua, e la ripresa non raggiunge le famiglie in situazioni di grave deprivazione materiale”.

sic1L’Istat spiega che il Sud ha ricominciato ad allontanarsi dal Nord nel 2011: le Regioni più penalizzate per l’indice di disagio e quello di disuguaglianza sono la Sicilia, la Campania, la Calabria e la Puglia. Anche se il rischio di povertà e la povertà assoluta sono in diminuzione, cresce la quota di individui che vivono in famiglie che hanno intensità lavorativa molto bassa, cioè dove le persone hanno lavorato meno del 20 per cento del potenziale, arrivata al 12,1 per cento. Il Sud ha anche la più accentuata disuguaglianza reddituale: il reddito posseduto dal 20 per cento della popolazione con i redditi più alti è 6,7 volte quello posseduto dal 20 per cento con redditi più bassi, mentre nel Nord il rapporto è di 4,6. I “numeri” dicono che rimangono stabili le abissali differenze tra Nord, Centro e Sud.

Il premier Matteo Renzi si dice sicuro che l’economia finalmente si rimette in moto, e le statistiche possono dargli ragione, ma se ripresa c’è non riguarda il Sud, non riguarda la Sicilia, come le stesse statistiche dimostrano! Più fiducia nel futuro, più ottimismo? La risposta la possono dare i disoccupati, i sottoccupati, i giovani e anche i meno giovani che non trovano occupazione, Ma la risposta la dà anche il rapporto dell’Istat: per i più poveri non ci sono miglioramenti. E non aggiungiamo che forse i “miglioramenti” che ancora si auspicano per il Sud non ci saranno…

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